domenica 18 novembre 2007

Una bibbia per il link building

Costruire una solida reputazione per il proprio sito Web o per il proprio blog è un lavoro certosino e accurato, al punto che su marketingprofs c'è un articolo che riporta un vademecum in ben 114 punti per costruire la link popularity del nostro sito.

Innanzitutto parliamo italiano: cos'è il link building? E' un processo attraverso il quale facciamo in modo che il nostro sito sia linkato da quanti più siti web autorevoli nel nostro settore e non. Quanti più siti inserisono il link al nostro, perchè lo ritengono interessante, e lo ritengono una buona risorsa sulla quale inviare gli utenti, perchè ritengono che mandandoli sul nostro sito offriranno loro un buon servizio , tanto più il nostro sito sarà potenzialmente raggiungibile da un numero sempre più crescente di utenti.
Ed in più il nostro sito otterrà il beneficio di essere indicizzato da Google in posizioni sempre migliori, proprio perchè Google riconoscerà il nostro sito come autorevole sulla base dei lionk che ottiene dagli altri siti.

Come fare questo? Come ottenere link e traffico?

Riportiamo quindi il link a questo vademecum in 114 punti, dei quali alcuni sono discutibili (io personalmente non concordo sul gruppo "Free Free Free" nn 39-46: capisco offrire risorse e punti di vista gratis agli utenti, è lo scopo di chi ha un blog, ma farlo così, solo per ottenere l'effetto di avere popolarità, è una cosa che non condivido; si dà e si pubblica qualcosa for free perchè è una cosa che ci interessa e che vogliamo condividere con gli altri, non lo si fà per portare accessi...):

http://www.marketingprofs.com/7/link-building-bible-114-tips-galliford.asp


riporto poi il link di Marketing Routes, a mio avviso il miglior sito in italia in cui si parla di Webmarketing, dove ho trovato il link a questo articolo, e dove potete trovare i commenti di Jacopo Gonzales all'articolo:

http://www.marketingroutes.com/2007/11/15/consigli-per-ottenere-link/


ed un altro interessante articolo, sempre su Marketing Routes, in cui si affronta il tema economico del link building prendendo come base di partenza la teoria economica della Long Tail:

http://www.marketingroutes.com/2007/06/22/potenziare-la-long-tail-dei-link-di-accesso-al-sito/



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giovedì 15 novembre 2007

Come aggiungere Technorati sul proprio blog

Ed ecco uno strumento assai utile!!

Dobbiamo inserire il pulsante Technorati nel nostro blog, per far sì che il nostro lettore, cliccandoci sopra, possa aggiungere il nostro blog all'elenco dei suoi favoriti su Technorati.

Come fare? Infatti Blogger non permette, tra le sue funzionalità, di inserire questo elemento nel pannello di controllo. Dobbiamo modificare l'Html del sito.
Niente paura, è una cosa facile, ci vogliono 5 minuti!

Seguite il link e troverete una spiegazione di come inserire il codice che vi fornisce Technorati all'interno del vostro blog:

http://risorse-blogger.blogspot.com/



Consiglio: prendete dall'articolo il codice per l'inserimento in Blogger, poi inserite il codice standard che fornisce Technorati, ed il gioco è fatto!


E siete pronti!

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Come funziona Technorati?

Per chi legge e si informa nella blogosfera, un importante strumento di orientamento è Technorati, social network in perfetto stile Web 2.0 che permette agli internauti di aggregare e trovare i blog che più interessano.

Per sapere cosa si sta dicendo nei blog di tutto il mondo, ma soprattutto per annunciare al mondo l'esistenza del nostro blog. Se infatti inseriamo il pulsante Technorati nel nostro blog, il lettore che apprezza il nostro post, cliccando su questo pulsante, ha la possibilità di aggiungere il nostro blog tra la sua lista favoriti in Technorati, che è appunto un enorme, puntuale e preciso aggregatore di news sui blog di tutto il web. Il lettore su Technorati ha la possibilità di vedere indicizzati per cronologia di inserimento post (fino al più recente) e per autorità del blog, i vari blog divisi in categorie e parole chiave con i quali i blog sono stati classificati.

Ed è un grande strumento per i blogger per annunciare e pubblicizzare nella blogosfera la loro presenza.

Chiunque registra il blog sul quale sta leggendo un post come tra i suoi preferiti in Technorati, automaticamente acquista autorità in Technorati, acquistando autorevolezza e appeal nel social network.

Un ottimo strumento di marketing per promuovere il proprio blog!

Aggiungetemi quindi!!!

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sabato 10 novembre 2007

Una finestra sugli States...


Diamo un'occhiata a cosa succede negli Usa nel mercato dell'advertising online, può tornarci utile per fare un ragionamento sui trend di sviluppo del nostro mercato.

Il totale degli investimenti nel mercato mantiene stabile il suo trend di crescita, con un valore del 2007 di circa 21.4 miliardi di dollari, secondo la società di ricerca eMarketer, con una previsione di incremento fino ad un totale di 42 miliardi nel 2011.

68 dei top 100 investitori pubblicitari del paese stanno aumentando la quota destinata all'advertising on line a fronte di una parallela riduzione della quota sugli altri mezzi, in particolare Tv e stampa. Anche se, a dirla tutta, i budget che destinano ad Internet rappresentano mediamente ancora soltanto il 3,5% dei loro budget totali.

Le varie modalità di advertising che compongono il media mix sul Web subiranno piccole variazioni di quota mercato rispetto alla situazione attuale.
Il display advertising (banner e compagnia bella, vedi i formati Iab per saperne di più), hanno una quota di mercato del 21,5% del totale investimento on line adv nel 2007, stessa quota nel 2008, e 20% nel 2011.
Il rich media (i super banner dalle creatività mozzafiato ndr. - su questo avrei molto da ridire visto il lavoro delle web agency nostrane - cme sia vedi i siti di Tangozebra e Eyeblaster per saperne di più, sono i principali providers di rich media a livello internazionale) è in predicato di migliorare la sua quota di mercato dal 7%circa attuale fino al 13% del 2011.
Il Search Engine Marketing rimarrà stabile intorno al 40% attuale, secondo le stime eMarketer.

A presto per i dati nostrani!

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giovedì 8 novembre 2007

Battaglia a colpi di Social Ads: le nuove idee dei Social networks per un advertising sempre più targetizzato

In queste ultimi giorni staimo assistendo ad una battaglia tra due colossi del Social Web.

L'oggetto dello scontro è lo studio di soluzioni sempre più efficacemente targettizzate per erogare contenuto pubblicitario sui propri networks.

Stiamo parlando nientemeno che di MySpace e di Facebook, che hanno appena lanciato due diverse e nuove modalità di advertising a disposizione degli inserzionisti, il tutto all'insegna della massima profilazione possibile.

MySpace ha appena lanciato l'HyperTargeting. Si tratta della possibilità per un inserzionista di scegliere tra circa 300 categorie di affinità ricavate dalle informazioni dei milinoni di utenti MySpace che hanno creato sul SocialNetwork il proprio profilo e l'hanno popolato. MySpace ha ricavato queste 300 categorie di affinità, e l'inserzionista ha la possibilità di scegliere quella che più coincide col proprio target e veicolare inserzioni conformi agli standard IAB sui profili/pagine degli utenti classificati nella categoria scelta.
Pro: in teoria questa modalità dà la possibilità ai piccoli inserzionisti di crearsi la propria campagna su MySpace scegliendo il target più adatto alle proprie esigenze, un po' come fanno su Google con i link sponsorizzati e le keywords. La piattaforma di gestione della campagna è user friendly. L'unica cosa che mi chiedo é: a differenza dei link sponsorizzati su Google in cui basta seguire le norme editoriali di Google per scrivere gli annunci e pubblicarli, e un po' di buon senso per scegliere le parole chiave, dubito che in questo caso i piccoli inserzionisti abbiano un'agenzia creatiiva o la capacità di realizzare formati banner per poi caricarli sulla piattaforma MySpace.
Contro: una profilazione inaccurata del e da parte dell'utente significa mandare il messaggio al target sbagliato.

Facebook ha invece lanciato i Social Ads. Ogni inserzionista ha infatti la possibilità di acquistare dei Social Ads sul network. Il processo è questo: un Brand crea su Facebook il suo profilo, un profilo col quale gli utenti possono interagire, un ambiente al quale possono registrarsi e sul quale possono andare; l'utente si registra o interagisce soltanto col Brand diventando Fan (è già stato ribattezzato come Fansumer...), un Brand che per qualche motivo lo ispira o del quale è ammiratore/fan; Facebook registra il comportamento dell'utente; il Brand decide di comprare SocialAds, significa che delle inserzioni pubblicitarie del brand verranno erogate sulle pagine di profilo dell'utente registrato a quel Brand; tutti gli amici dell'utente vedranno quell'inserzione e potranno a loro volta vedere pubblicata l'inserzione sul proprio profilo qualora interagissero col brand.
Pro: targettizzazione estrema. Contro: Stiamo parlando più di un dialogo tra brand e utente piuttosoto che di pubblicità tradizionale.

Quello che emerge da tutto ciò è che, prescindendo dall'efficacia e dalla utilizzabilità di queste modalità innovative di advertising, MySpace e Facebook vogliono basare il rapporto tra Brand e cliente sulla relazione e sul network, cercando di contrastare il modello vincente di Google basato sulla ricerca contestuale e la keyword.

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martedì 6 novembre 2007

La soluzione di Google per il Mobile

Era nell'aria da parecchio, e finalmente Google svela i suoi piani per il Mobile.
Ieri ha infatti annunciato di aver dato vita alla creazione di un sistema operativo per terminali mobili, basato su una piattaforma aperta. Il tutto in collaborazione con gli altri membri della Open Handset Alliance, 33 tra operatori mobili e carriers (tra cui è curioso notare la presenza di eBay).

La piattaforma si chiamerà Android, e permetterà di "fare cose che ora non possiamo fare,creando una completamente nuova esperienza di fruizione mobile", come dice il Ceo di Google Erich Schmidt.
I terminali operativi con la nuova piattaforma saranno disponibili a partire dal 2008.

Inizialmente il modello di business della piattaforma non sarà basato sugli introiti pubblicitari, ma l'obiettivo dichiarato è, dopo una prima fase di test, sviluppare un nuovo modello di fruizione di contenuti su dispositivo mobile.

Dal momento che i social networks sono diventati gli spazi dominanti su cui gli utenti web fruiscono dei contenuti, e dal momento che Google è il primo punto di accesso mondiale ai contenuti del web e ai social networks (tra cui il suo YouTube), la strategia sembra chiara.

Google e Android hanno l'obiettivo di diventare il punto di accesso per fruire contenuti web sul mobile nei prossimi anni. E a questo dobbiamo aggiungere il know how di Google nel search advertising, nel tracking del comportamento degli utenti, nell'aggregazione dei contenuti web (news, search, video, foto etc.).
In questo modo la scalabilità del modello di business di Google aumenterà enormemente di valore.

Diventando Android la piattaforma di accesso privilegiata al web sul Mobile, un web sempre più simile come fruizione all'uso tradizionale tramite pc, è verosimile pensare che la navigazione avrà inizio da Google anche sul Mobile. Ed è qui che Google interverrà con il suo ruolo e la sua esperienza di aggragatore e di generatore di revenues pubblicitari. La torta è molto appetitosa, dal momento che gli utilizzatori di terminali mobili nel mondo sono più del doppio di quelli che utlizzano il pc.

Un applauso dovuto a Sergey Brin e Larry Page....

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domenica 4 novembre 2007

Ma è giusto misurare l'efficacia di una campagna online solo col click trough rate?


Molti clienti ci chiedono di valutare l'efficacia di una campagna advertising su Internet solamente prendendo come riferimento il valore del click through rate di un banner.

Come sappiamo, il click through rate (o ctr, spesso infatti viene usato l'acronimo) è il rapporto percentuale tra il numero di click che un banner riceve e il numero di impressions (visualizzazioni) del banner stesso nel corso della campagna.

Alcune ricerche ci dicono che il ctr medio delle campagne di advertising on line in Europa, sta scendendo, ben oltre al di sotto dell'1%. Questo fenomeno è stato definito come "banner blindness", una sorta di cecità/indifferenza del navigatore alla presenza di un banner.
Ovviamente su questo discorso possiamo fare una serie di considerazioni relative all'utilizzo di formati impattanti e rich media, efficacia della creatività etc, tutti elementi che contribuiscono a rafforzare l'impatto del formato.

Ma quello che ci chiediamo è:
è necessario che l'utente clicchi su un banner perchè questo abbia svolto davvero ed efficacemente il suo compito?

Una ricerca di Mad (2007) relativa al mercato viaggi, chiedeva agli utenti quale sarebbe stata la loro risposta di comportamento alla visione di banner pubblicitari.
Siamo sicuri che il click è il risultato scontato?
Abbiamo scoperto risposte molto illuminanti:

  • Cercare sui motori di ricerca termini relativi all'annuncio pubblcitario (31%)
  • Andare dritti sul sito dell'inserzionista (29%)
  • Cercare sui motori di ricerca il nome dell'inserzionista (26%)
  • Cliccare sul banner per rispondere (26%)
  • Visitare un punto vendita (4%)
Questa ricerca ci fa capire che gran parte degli utenti sottoposti al messaggio di un banner effettuano una ricerca sui motori, ed un quarto soltanto clicca sul banner.
Ma è chiaro che non sono stati soltanto quelli che hanno cliccato sul banner a ricevere con efficacia il messaggio. L'utente riceve il messaggio anche senza che necessariamente clicchi su di esso.

E' importante quindi integrare ogni campagna banner con una campagna parallela e contestuale sui motori di ricerca.

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sabato 3 novembre 2007

Far parlare di un Brand in 6 passi: effetto viral o no?

Molte aziende ci chiedono di far parlare di un loro Brand sulla rete, credendo che che la migliore pubblicità per un prodotto è fare in modo che siano gli stessi utenti a parlarne tra loro.

In poche parole, ci chiedono di generare un effetto viral intorno al brand o alla campagna di sostegno al brand.

Premesso che personalmente sono molto affascinato dalle dinamiche che spingono i direttori marketing delle aziende a credere che sia facilmente programmabile la costruzione di un effetto di viral marketing, primo fra tutti l'utopia di avere un ritono pubblicitario enorme ad investimento pari a zero....

In ogni caso mi sembra utile riportare qui una serie di azioni di cui molti web maketers devono tener presente per impostare una strategia di WOM (World of Mouth) Marketing sulla rete.
Innanzitutto non chiedete di sviluppare un'operazione viral dopo che la strategia di marketing sia stata già programmata, e con essa la comunicazione e l'online value proposition.
L'azione viral dev'essere integrata e studiata di pari passo con esse, non pensata a valle del processo, in sede di media budget planning.

Consigliamo di seguire questi principi fondamentali per impostare la strategia:

  1. il contenuto deve essere per forza di cose "oltraggioso", "far ridere", "essere sopra gli schemi", "provocativo" e "provocante": è veramente difficile emergere nella massa di Youtube....avete un contenuto che risponde a queste caratteristiche? Se si ok, se no, lasciate perdere dall'inizio...
  2. il contenuto o l'esperienza di fruizione del contenuto deve facilitare o avere una relazione con qualcosa a cui l'utente tiene: il brand non deve possedere il dialogo con l'utente, ma deve dare risposte a esigenze che in prima istanza vengono da lui, e ricordiamoci che lui è un utente attivo che sta cercando qualcosa nel web...
  3. è partecipativo ed coinvolgente: deve esserci qualcosa oltre la semplice fruizione del contenuto, la possibilità per l'utente di agire e usare quel contenuto/brand, tramite un'interazione, un gioco etc.
  4. è personalizzato e personalizzante: parla a me, dice il mio nome, lo sento come mio e mi ci rispecchio...
  5. c'è un incentivo a condividerlo? il contenuto deve avere un motivo che spinge l'utente a condividerlo e girarlo ai suoi amici (una promozione, un premio?)
  6. è un argomento di valore? è un contenuto di cui sappiamo che certi gruppi "influenti" per il nostro target parleranno volentieri?
Ovviamente questi principi sono utili in fase di impostazione della strategia di una campagna Viral on line, ma per sua natura l'argomento è sfuggente e difficilmente prevedibile.

Opinioni in merito?